Elezioni Sicilia: grandi ammucchiate? No, uniti si vince

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di Salvo Barbagallo

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Per gli osservatori “sprovveduti”, cioè per i cittadini “comuni”, quanto sta avvenendo in Sicilia in preparazione delle imminenti elezioni, sicuramente pone tanti e tanti interrogativi. I più (probabilmente quelli che, sbagliando, non andranno a votare) considerano gli avvenimenti che passano sotto i loro occhi come un film già visto, come un rimescolamento opportunistico per la conquista del “palio”. I più non comprendono le “alleanze” che si disfano o si formano dalla sera all’indomani, con nomi prima contrapposti che poi si ritrovano insieme nella stessa compagine. Eppure (stringi stringi) è tutto molto semplice. Messe da parte da tempo le cosiddette “ideologie”, tutti (nessuno, o pochi esclusi) sono stati e vanno alla ricerca di una “convergenza” che possa garantire, a conti fatti, un posto al sole nel Governo di una regione, la Sicilia, che ha sempre inciso (da quando esiste la Repubblica Italiana e anche prima) nelle sorti dell’intero Paese.

Oggi, come in passato, gli occhi (sia a livello nazionale che internazionale) sono puntati su quest’Isola che non a torto viene considerata “strategica” per i mille e mille interessi interni ed esterni (noti e ignoti) che vi ruotano, a volte in maniera fin troppo vertiginosa. Si scuce e si “ricuce”, le parole dei leader appaiono come velate minacce rivolte ad alleati desiderati ma non convinti, fin quando non si raggiunge un accordo di “comunione” d’intenti.

Un bailamme che la grande stampa segue passo passo. Scrive Amadeo La Mattina sul quotidiano La Stampa: In mattinata si telefonano. Matteo Renzi è a Ragusa. Angelino Alfano a Palermo per suggellare il patto con il Pd, che non è solo siciliano. All’Hotel delle Palme il leader di Ap si presenta con il candidato Fabrizio Micari, insieme a tutto lo stato maggiore siciliano del suo partito e Giampiero D’Alia dei centristi. C’è anche l’eurodeputato Giovanni La Via che Micari in conferenza stampa indica come candidato vicepresidente. Nella telefonata hanno fatto il punto dell’avvio della campagna elettorale. Alfano spiega come si sta muovendo con la formazione delle liste «forti e rinnovate». «A fronte di alcuni che non saranno candidati ci saranno tanti volti nuovi. Altro che fuga da Ap». Finita la telefonata Renzi dice ai suoi: «Speriamo che Angelino in Sicilia ce la faccia a tenere botta» . Scrive Il Fatto Quotidiano, mettendo in luce anche qualche scheletro negli armadi: Alla fine arriva anche l’ufficialità: Angelino Alfano stringe un patto di ferro col Pd in Sicilia. Un accordo suggellato da un possibile incarico: un suo uomo di fiducia sarà il vice del candidato governatore del dem, Fabrizio Micari. Lo ha annunciato lo stesso ministro degli Esteri in conferenza stampa a Palermo. “Quella di Micari è la scelta migliore contro i 5 Stelle: la competenza contro il dilettantismo. Micari è l’unica vera novità contro il dejà vu, gli altri due (Cancelleri e Musumeci) sono gli stessi sconfitti cinque anni fa”, ha detto il leader di Ap, annunciando che in ticket col rettore dell’Università di Palermo ci sarà un alfaniano duro e puro: l’europarlamentare Giovanni La Via, uomo del sottosegretario Giuseppe Castiglione.

Matteo Renzi e Angelino Alfano

Noi, su questo giornale, abbiamo scritto qualche settimana addietro: Seguiamo con disagio gli “eventi” che stanno caratterizzando la fase preparatoria delle prossime elezioni regionali: gli incontri/scontri (per noi solo apparentemente “apparenti”) fra chi tiene le fila delle varie compagini politiche, ci sembrano solo “balletti” ad uso e consumo degli ingenui. Le decisioni importanti si prendono a Palermo o nella Capitale? Il punto focale poca importanza riveste, perché il risultato è eguale. E’ il gioco delle ombre dove tutto è finto e tutto è reale, ma dove il “vero” forse sta altrove.

Grandi ammucchiate a destra e a sinistra? No, soltanto il principio che “uniti si vince” e che gli “steccati” vanno messi da parte: i “conti” (se ci saranno “conti”) saranno regolati “dopo”, a competizione elettorale avvenuta, quando c’è un “risultato” sul quale si discuterà per giorni e giorni.

L’ex premier Renzi, che di cantonate ne ha prese tante, ha sostenuto (forse… strumentalmente) che le elezioni del prossimo novembre in Sicilia non costituiscono un “test” per le elezioni nazionali. Se così fosse, allora qual è il “vero” motivo per cui tutti si agitano tanto? Ma sicuro: uniti si vince…

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